sabato 13 febbraio 2010

Viaggio molto, sospesa tra due mondi. E viaggio molto da sola.

Ormai ho imparato a viaggiare portando con me poco o niente : infilo tutto nel trolley con le rotelle , e sopra , dentro a un beauty case , ci metto il mini computer. Ogni volta che viaggio mi rendo conto di quanto poco abbiamo bisogno per vivere : un paio di pantaloni, una gonna, due magliette, un golf, due paia di scarpe , un cappotto , un costume da bagno, una bustina per lo spazzolino, il pettine, e il trucco. Sette chili scarsi,

massimo dieci.

Negli aereoporti , sempre troppo freddi d'estate e troppo caldi d'inverno , mi avvio nei lunghi corridoi e nelle sale tutte uguali , mi metto in attesa nelle interminabili file delle toilettes per le donne, e poi come tutti, aspetto. Ma di persone come me ne vedo poche. Nel microcosmo del viaggio gli umani preferiscono partire in coppia, o in famiglia, o in gruppo. La maggioranza , come nel resto del mondo, sono donne. Chiacchierano tra di loro, pregustando il viaggio, discutono dei luoghi visti, si "guardano" a vicenda la borsa o la valigia , discutono i prezzi al duty free, cercano di farsi passare, ridendo e scherzando , la ormai non più confessabile paura del vuoto che le attende , ammucchiate e chiuse con i loro compagni, figli , nipoti, e amici e amiche in una scatola di metallo, senza possibilità di fuga, in aria.



Gli uomini, anzi gli uomini d'affari e i politici, sono invece la stragrande maggioranza degli abitanti delle salette vip , (dove a volte ho accesso). Sono vestiti di scuro, parlano in continuazione al telefonino, hanno lo sguardo vuoto di chi neanche ti vede , addosso odore di stanchezza, di fatica e di successo ,a volte al fianco una bella compagna molto di rappresentanza; tutti fanno finta di viaggiare in business . Spesso si riconoscono tra di loro e allora si prendono a gran pacche sulla schiena , gran risate , conversazioni a voce alta che finiscono nel nulla.

E così, girando per le salette vip, mi è capitato più di una volta di essere l'unica donna , oltre alla signora del bar ormai distrutta dalla stanchezza , tra tutti quegli uomini.

" sono dei disperati" mi ha detto lei, un pò complice.

Di questi tempi, dopo il disastro economico mondiale e la perdita del valore delle cose, lo sembrano ancora di più. E confusi.

1 commento:

  1. Li conosco quegli uomini, li accolgo spesso nell'hotel che gestisco, uomini che si commuovono quando pronunci il loro nome, uomini che spogliata l'arroganza delle salette vip, si consolano con il calore di un caffè servito con un sorriso. Basta poco a far depositare le armi a questi " disperati" come li chiami tu,a volte è sufficente un "Bentornato.."

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