mercoledì 31 marzo 2010

il seder

E finalmente è arrivata la sera di Pasqua , del nostro Pessach , e del seder ( che vuol dire "ordine") in cui ci si riunisce, si legge l'Haggadà , cioè la storia dell'uscita del popolo ebraico dalla schiavitù dell'Egitto.
In Israele è il nostro Natale , la serata in cui le famiglie si riuniscono e le persone sole si sentono più sole.
Dalla casa deve sparire ogni briciola di pane , (che alla fine è un bel modo di far pulizia , le famose pulizie di Pasqua) e il pane sparisce dai supermarket insieme a tutto quello che non è casher per Pessach .
Per chi lo desidera ,persino le posate vengono bollite , in grandi pentoloni appositi, in ogni città . E a Gerusalemme o a Bney Beraq , le città in cui la follia di ortodossia religiosa arriva a volte fino alla vendita della carta igienica casher per Pessach e del cibo per cani casher-le-pessach , a ogni angolo è un bollitore improvvisato... La gente corre come impazzita , tutti vestiti di scuro , uomini e donne, sempre con qualche bambino in braccio, per le ultime spese.
Avraham mi proibisce di fotografare. "Altrimenti diventano tutti antisemiti, quelli che ti leggono.." .
Fosse solo per quello.
Del resto anche lui non scherza . Il "hamez" ( cioè tutto ciò che non è casher per pessach ) da noi è tutto nascosto dietro paraventi improvvisati e la casa sembra in maschera .
Ma alla fine il nostro seder , a Beersheva, la capitale del deserto del Neghev , è stato bellissimo.
Eravamo due coppie di nonni ( noi e i nostri consuoceri) , più tre coppie ( mia figlia e suo marito, mio figlio e sua moglie , il fratello di mia nuora e sua moglie ) e otto bambini.
Le più piccole, le nostre gemelle di due anni , erano felici ed agitatissime : si son divertite da matti e sono tranquillamente rimaste sveglie fino all'una di notte, mentre a me , che avevo cucinato fino a tardi per la grande festa, cadeva la testa sul piatto.


E mi è venuto in mente che una volta alla vigilia di Pasqua ci telefonavano per dire "hag sameah "(buona festa) e aggiungevano "per quanto vi sia possibile" sottintendendo che la tragedia della nostra vita, la morte di Joni, non ci permettesse di godere.
Adesso dodici anni dopo, dicono "hag sameah " tout court, ormai, dopo 12 anni, pensano, dovrebbe esserci passata .
E in effetti il suo ricordo di essere umano, lentamente , con gli anni, sbiadisce.
Lui no, lui, c'è sempre.

lunedì 29 marzo 2010

La Nuccia

Ieri è morta la Nuccia. E la sua morte mi ha colpito moltissimo.
Abitavava al secondo piano nella nostra casa di Jesolo, il grattacielo , ( noi siamo al primo) e ci vedevamo una volta all'anno, d'estate, da quasi cinquant'anni. Aveva avuto sei figli, con i quali siamo cresciuti, d'estate in estate , nella nostra casa al mare, ogni anno , d'estate, di anno in anno.
Era stata amica della mia mamma e della mamma di Margherita che abitava allo stesso piano, ma a destra; come la mamma ricamava tutta l'estate , la mia mamma per l'associazione delle donne ebree italiane, la Nuccia per la San Vincenzo.
E naturalmente era molto amica anche della signora Antonello ( piano molto più alto).
Ogni anno, d'estate, da quando la mamma non c'è più, mi compravo i suoi strofinacci ricamati anche se naturalmente non ne avevo alcun bisogno , ma era un modo per mandare un saluto anche alla mia, di madre, che a pensarci è morta proprio giovane, solo dieci anni di più di quelli che ho io adesso.
Quando salivo ,ogni tanto, al piano di sopra, la trovavo sempre seduta nello stesso posto, sempre con uno strofinaccio che stava ricamando in mano , e facevamo la solita chiacchierata .A pensarci, in fondo mi trattava ancora un pò da bambina , e poco ci mancava che mi offrisse anche le caramelle, che aveva sempre pronte, ed è forse anche per questo che egoisticamente mi mancherà, perchè nessuno ormai mi tratterà più un pò da bambina , solo da nonna, quale in effetto sono..
Nessuno.
Credo fosse proprio l'ultima.

sabato 27 marzo 2010

oddio....

Loro se ne erano innamorati , eppure io gliel'avevo detto ai miei amici della destra israeliana : non fidatevi di Berlusconi. E infatti.
Per "ridare una chance alla pace in Medio Oriente " ha detto " è arrivato il momento che Israele fermi i "controproducenti" insediamenti, "specie a Gerusalemme est", e restituisca alla Siria le alture del Golan, ha sottolineato il Sivio nazionale nel suo discorso al vertice della Lega Araba. Il Cavaliere ha sottolineato che l'Italia ha ribadito ad Israele che "le recenti decisioni riguardanti gli insediamenti sono controproducenti e possono compromettere seriamente le possibilità di ripresa del dialogo. I fatti compiuti annunciati alla vigilia della ripresa dei negoziati, certamente non sono di aiuto. Su questo punto auspichiamo che Israele ascolti la voce degli amici, come quella dell'Italia e degli Stati Uniti d'America". "Crediamo inoltre, come tutti, - ha aggiunto - in una pace comprensiva che preveda la soluzione del conflitto con il Libano e la Siria, una soluzione che contempli anche il ritorno delle alture del Golan alla Siria". Insomma tutto il contrario di quello che aveva detto quando era qui, che è quello che fa comunque in Italia da sempre, e poi mi sembra che quando c'è in vicinanza anche il suo amico Ghedafi lui perda completamente la testa.
Intanto qui la zona sta lentamente scaldandosi, com'era prevedibile.
Due soldati israeliani sono stati uccisi al confine con Gaza , e quattro palestinesi.
E ,( ma questo interessa ben pochi ) due profughi eritrei che cercavano di entrare a piedi in Israele attraverso il confine con l'Egitto sono stati uccisi dagli egiziani. Cinque sono stati feriti , 3 arrestati (sempre dagli egiziani).
Chissà che fine faranno.

La madre di uno dei soldati uccisi , Miriam Perez ,che già aveva perso un primo figlio soldato, 12 anni fa, in Libano, viene intervistata alla televisione , al telegiornale : " In Marocco" dice" camminavo a testa bassa , qui vedo i miei figli in divisa , e ne sono fiera. Hanno ucciso il loro corpo, ma non la loro anima, sono degli eroi , e sono morti per noi tutti. Dio ama i soldati e ama la famiglia Perez". una figlia le si stringe addosso, disperata.

Oddio.....

giovedì 25 marzo 2010

Obama e Bibi e tra poco è Pasqua

"Nella storia pochi investimenti politici hanno reso così tanto. È stato calcolato che l’aiuto storico americano a Israele abbia superato nelle sue varie forme i 100 miliardi di dollari: trasferimento di denaro a fondo perduto per la crescita economica, per favorire l’immigrazione ebraica, garanzie sul credito alle imprese americane che investono in Israele, aiuto militare. Ma soprattutto il continuo e disinteressato aiuto politico, l’impegno a garantire la sicurezza nazionale che soprattutto dalla guerra del Kippur del 1973 in poi, gli Usa non hanno mai fatto mancare a Israele".
Non sono le mie parole.. Le ha scritte Ugo Tramballi per Il Sole 24 ore. E quanto ha ragione.
Lo sa benissimo Bibi, lo sappiamo benissimo tutti , che questo grande gelo può essere pericolosissimo , che è un lusso che non ci possiamo permettere . E sono certa che Bibi farà il possibie per mantenere le promesse fatte a Obama , e che non ci riuscirà, perchè le forze politiche con lui al governo non glielo permetteranno , e il sindaco di Gerusalemme non glielo permetterà e anzi farà il possibile per continuare a costruirgli a Gerusalemme praticamente sotto il naso , lui o Eli Ishai .
E quando sarà di nuovo qui , il nostro Bibiau, e non a Washington, e quando penserà ai suoi alleati politici , ai suoi compagni di partito , ai religiosi e ai nuovi immigrati russi e alla destra estemista , tutta gente che lo terrorizza sul serio , altro che Obama, tornerà in un attimo alle frasi pompose e vuote che gli stanno così bene in bocca e di certo rifletterà e si ricorderà che prima o poi ci saranno di nuovo le elezioni , e ciò che lui e la zarina Sara amano di più al mondo, è essere Primo Ministro e Prima Ministra dello Stato di Israele, più di ogni cosa , più del futuro dei suoi stessi figli .
In conlusione ci giurerei che non farà assolutamente nulla di quanto ha promesso.
E non sarebbe la prima volta.
Tale è la mia rabbia al pensiero di perdere l'ennesima occasione e tale è la mia paura di vederci continuare a scivolare verso il suicidio collettivo , che per tutto il giorno non ho ascoltato la radio e mi sono data a grandi pulizie pasquali ( il Ciff portato dall'Italia funziona alla grande! ) , e ho pulito i rami e l'argenteria, i pavimenti e le finestre , i vetri e la casa intera come se dalla mia casa pulita o non dipendesse il futuro di Israele .
E adesso ho anche le mani spellate.

mercoledì 24 marzo 2010

Tel Aviv Padova Tel Aviv

E rieccomi a casa. Il volo da Milano era pieno. Molti ebrei americani ... famiglie ... bambini.... la Pasqua ebraica , Pessach , si avvicina, e c'è un gran via vai di gente che parte e gente che torna . Presa da un raptus di follia di pulizia pasquale ( che inizierò tra poco) mi son portata dall'Italia l'Argentil spray e il Ciff che qui non si trova.
C'è il sole, ma ancora non fa caldo.
Sono felice di essere nella mia tana , anche se ho trovato , come al solito, due dita di polvere e l'aria di una casa che per una settimana è stata sola , abbandonata a se stessa, intristita . I gatti del vicinato naturalmente mi hanno accolta con grandi festeggiamenti, Avraham ( che ha lavato tutti i vetri di casa tutto da solo!!!!) si è girato per un attimo e ha continuato a dormire tranquillo. Dopotutto erano le quattro di mattina e alle sei e mezza si deve alzare.
Ultime novità : a Washington , di fronte a un Obama ben intenzionato a non cedere, forse rinvigorito e più sicuro di sè dopo la vittoria della legge sulla sanità , Bibi deve aver preso una grande grandissima paura e non fa più il gradasso. ( è pavido di natura, lo conosco bene )
Obama è la nostra ultima speranza. Speriamo che finalmente riesca a piegarlo, ad obbligarlo ad iniziare il processo di pace.
A pensarci,è proprio roba da matti,( come direbbe mio padre ) e da a matti è il messaggio internet del Parlamentare Yakov Katz , del partito "Unione Nazionale", ( di destra, di destra!!!) religioso ortodosso con lunga barba bianca, a capo della commissione per i "lavoratori stranieri" ( i nostri extracomunitari) , che propone di far costruire dai lavoratori stranieri ( in gran parte profughi africani giunti qui a piedi passando per l'Egitto) una città al confine con l'Egitto dove vivranno e lavoreranno per noi, e lì staranno talmente male, dice, che diranno ai loro parenti e amici di non venire in Israele.
E se per caso ci provassero ugualmente , chiede ai soldati di Zahal di sparargli per uccidere.
Vi ricorda qualcosa ????

Che orrore, e che vergogna. E alla vigilia di Pasqua, poi .
Nulla di tutto questo, succederà , naturalmente . Ma a me fa paura solo a pensarci.
Quanto a Yakov Katz , di certo la sua casa sarà perfettamente pulita per Pesach , senza una briciola di pane. Secondo le regole...

martedì 23 marzo 2010

Stiamo diventando tutti somari?

Corriere, 22. 3. 2010
HOMO VIDENS E HOMO ZAPPIENS
Sconnessi e somari

Analfabeta è chi non sa l’alfabeto, e che perciò non sa leggere né scrivere. Beninteso, anche l’analfabeta parla e capisce frasi elementari. Per esempio capisce la frase «il gatto miagola», ma è già in difficoltà se la frase diventa «il gatto miagola perché vorrebbe bere il latte». L’esempio è di Tullio De Mauro, principe dei nostri linguisti, che torna alla carica con una nuova edizione del suo libro La cultura degli italiani. Cultura o incultura?

I suoi dati dicono che il 70% degli italiani è pressoché analfabeta o analfabeta di ritorno: fatica a comprendere testi, non legge niente, nemmeno i giornali. Per il sapere un 70% di somari è una maggioranza deprimente; e per la politica costituisce un’asinocrazia travolgente e facile da travolgere. Perché siamo arrivati, o scesi, a tanto? Quasi tutti puntano il dito sullo sfascio della scuola, a tutti i livelli. Perché è la scuola che dovrebbe «alfabetizzare ». Sì, ma chi ha sfasciato la scuola? Alla fonte, e più di ogni altro, sono stati i pedagogisti, il «novitismo pedagogico», i diseducatori degli educatori. E poi, s’intende, tanti altri: il sessantottismo demagogico dei politici, e anche la marea dilagante delle famiglie Spockiane (illuminate dal permissivismo a gogo del celebre dottore Benjamin Spock).

Ma quando si discute di trasformazioni della natura umana (io nel 1997 nel libro Homo Videns e di recente altri con la formula dell’Homo Zappiens) allora il fattore decisivo è la tecnologia. Così alla fine del 1400 nasce l’uomo di Gutenberg con l’invenzione della riproduzione a stampa della preesistente scrittura a mano; così, sostengo, l’invenzione della televisione crea un uomo forgiato dal «vedere» il cui sapere e capire si riduce all’ambito delle cose visibili a danno delle idee, delle immagini mentali create dal pensiero. Al limite, l’homo videns sa soltanto se vede e soltanto di quel che vede. Il che equivale a una perdita colossale delle nostre capacità mentali. Invece la teoria dell’homo zappiens trasforma questa perdita in una glorificazione, in un annunzio di nuovi e gloriosi destini.

La dizione è ricavata dal telecomando che consente e produce il cambiamento incessante dei canali televisivi; il che abituerebbe il nostro cervello al cosiddetto multitasking, al saper fare molte cose contemporaneamente. Davvero? Io direi, invece, che così veniamo abituati alla «sconnessione », a un saltare di palo in frasca che equivale alla distruzione della logica, della capacità logica di pensare una cosa alla volta, di mettere questa scomposizione analitica in sequenza, e nell’accertare se un rapporto prima-dopo sia anche un rapporto causa- effetto. Il progresso della tecnica è inevitabile.Ma deve essere contrastato quando produce l’homo stupidus stupidus. Sempre più i ragazzi di oggi vivono per 12 ore al giorno in «iperconnessione » e così, anche, in «sconnessione». Sono giustamente disgustati dalla politica. Ma dovrebbero anche essere disgustati di se stessi. Cosa sapranno combinare da grandi?

Giovanni Sartori
22 marzo 2010

lunedì 22 marzo 2010

ultimo giorno a Padova

La Luisa sta senz’altro meglio, la Silvana non so. Certo capisce tutto , prigioniera del suo corpo , cerca di parlare e non ci riesce. In un soffio , le esce un “sì’ e poi un “no” …mi mostra che muove le gambe e il braccio sinistro. Sono andata a salutarla, l’ultima volta prima di partire , mi ha stretto forte forte la mano e credo di aver capito.
La lascio lì , sola, nel suo letto d’ospedale , e immediatamente mi viene un gran mal di pancia che continua finché arrivo a casa e a nulla serve il Buscopan. Devo avere il cervello in pancia invece che al posto giusto. Mai sofferto di un mal di testa in vita mia .
Nel treno per Milano mi siedo vicino al finestrino e guardo la pianura padana , la terra dove sono nata e cresciuta e sento così poco mia, meno di Tel Aviv, meno di Virgoletta.
Padova non è mai stata ai miei occhi una città particolarmente vivace e allegra ( a Avraham ha sempre fatto una gran tristezza) , questa volta, sarà stato il tempo, saranno state le giornate passate in ospedale , mi è sembrata anche depressa. O forse è la crisi economica , non so.
Ho voglia di tornare a casa , al sole, nel mio pazzo paese . Avraham, a casa, ha iniziato a fare le pulizie di Pasqua.

martedì 16 marzo 2010

arrivi e partenze

Areoporto di tel aviv : due ore di coda. la solita turista (ebrea) urla "Vergogna!!!!" come non si permetterebbe mai a New York . Ma tanto questa è casa sua , no ?? ( No) .
Leggo in aereo: da Washington giunge la richiesta di bloccare totalmente la costruzione di nuove case nei territori, altrimenti.... La tensione è altissima. Chiusura totale dei territori ( x i palestinesi) , si teme l'inizio della terza intifada.Tom Friedman dice che Bibi guida il Paese come fosse ubriaco. Macchè. Guida come i vecchi che mettono la freccia a destra e girano a sinistra e viceversa ,che viaggiano lenti, impauriti, e si fermano di botto, si sbagliano con le marce.
Caos all'apertura di H&M in un centro commerciale a Tel Aviv. File di ore.
mi guardo allo specchio del bagno dell'aereo. Mi vedo vecchia, brutta. Mi consolo dicendomi che sono i peggiori specchi del mondo, con la peggiore luce , fatti apposta per farti uscire in fretta, e far entrare il prossimo.
Ho gli occhi rossi, un occhio, uno solo, mi lacrima. Il trucco è sbavato.
A milano prendo il treno, in due ore sono a Padova , al Policnico.
La Silvana mi riconosce , è felice di vedermi, ma non riesce a parlare. é coscente, intrappolata nel corpo.
La Luisa , a casa sua , è distesa a letto.
Ha dolori forti, chiaramente. Le preparo la cena e gliela porto a letto. Poi vado da Sandro e Margherita, sani, belli: amici ,ormai fratelli di una vita.
Scrivo a casa che sto diventando Madre Teresa di Calcutta, che se non stanno attenti divento troppo buona.
Avraham non risponde. Eyal , il mio tenero Eyal, risponde che lo ero già (buona).
Michal deve essere in tribunale, la sentirò più tardi.
in queste situazioni , in cui sento la vita così fragile, tendo la rete. vedo che ci siano tutti , che stiano bene. da domani non so se avrò il computer. Questo è quello di Margherita. Da domani dormo a casa.

domenica 14 marzo 2010

Padova

Mezz'ora fa mi hanno telefonato per dirmi che una mia vecchia amica , la Silvana, sorella di una mia compagna di scuola morta giovanissima, ha avuto un terribile ictus ed è rimasta semiparalizzata. Le prossime ore sono quelle critiche.
È stata distesa per terra da giovedì pomeriggio fino a venerdì mezzogiorno quando è arrivata la donna.
E così parto, influenzata , un pò malmessa, ma parto.
Alle sette e quaranta ho già il volo e adesso mi preparo due cose , me le metto in borsa e provo a fare un pisolino.
A Padova vado a dare una mano a un'altra amica , la Luisa , che ha avuto la bella idea di rompersi due vertrebre e deve stare distesa a letto per un mese.
La Marcella , una terza amica, non ce la fa più a correre dall'una all'altra.

fine settimana

Continua il caldo, un caldo, grigio, sabbioso , un "hamsin" che di certo proviene dal deserto e rende il cielo tra il rosa e l'azzurino , io ho ormai la febbre , ma non riesco a stare a letto, le lenzuola mi si attaccano addosso ma non ho voglia di accendere l'aria condizionata. Troppo presto.
Dalla finestra ho visto passare come un fulmine il solito Hassid che gira in roller skates , tenendo in una mano la bandiera gialla del Rabbi di Lubavich e nell'altra il telefono ben incollato all'orecchio
Rileggo con calma , senza cinque nipoti urlanti tra i piedi , i giornali del fine settimana: parlano in gran parte della grande "fashla " (parola che non ha una vera e propra traduzione ma che vuol dire più o meno grande e stupido errore) compiuta dal governo israeliano , della reazione furibonda del governo americano , l'ultimo nostro amico,di una Hillary Clinton urlante.
Cominciano anche loro a capire come funziona il nostro caro Bibi e la nostra amata zarina Sara.(Ci vorrebbero forzare a fare la pace, come si fa con i bambini all'asilo, e noi niente, si continua a preferire l'eterno status quo dove non camba mai niente, fino all'esplosione ).
In un'altra pagina Gidon Levi racconta di un bambino di 11 anni, El Amir, che è stato arrestato di notte. Il fermo è durato otto giorni.
Mi è capitato, una volta ,di vedere una camionetta con due bambini arrestati, l'ho seguita, fotografandola, fino a Gerusalemme. Non che sia servito a qualcosa.
D'altra parte , due soldati sono sotto processo per aver usato un bambino di nove anni come scudo unmano. E anche questo è Israele.
p.s. i bambini di cui parlavo (tranne i miei nipoti) sono palestinesi, naturalmente.

venerdì 12 marzo 2010

che caldo che fa

Brutte , bruttissime giornate. Malgrado il caldo, quasi insopportabile , ( ieri c'era un'afa spaventosa e quasi quaranta gradi) , ieri sono andata a far la spesa al Shuk Ha Carmel , il mercato di Tel Aviv , ma sono tornata quasi subito a casa , non ce la facevo proprio, mi è venuto mal di schiena, ,mal di testa, mal di tutto, così mi son buttata a letto, mi sono accesa l'aria condizionata , e ho guardato dormicchiando uno di quei programmi un pò cretini che arrivano dall'America.
È così che riesco a fuggire dalla realtà.
Ogni giorno mi arrivano notizie dall'Italia –sempre più preoccupanti- e ogni giorno vedo che cosa succede qui.
Questa notte mi son sognata che mi avevano rotto la porta di casa, erano entrati i ladri e mi avevano rubato quello che avevo.
E non ci vuole un gran Freud per capire perchè l'ho sognato.
Siamo ostaggi dei coloni , dei razzisti, dei pavidi, della moglie di Bibi, la zarina Sara , che dietro le quinte fa il buono e il cattivo tempo, di gente che non riesce a guardare lontano, solo fino a dietro l'angolo, alle prossime elezioni , al prossimo possibile guadagno ,eppure la verità la sanno tutti, eppure anche loro hanno figli e nipoti e dovrebbero preoccuparsi per il loro futuro. Siamo ostaggi di una politica che non accetto e che devo democraticamente subire da quarant'anni.
Dopo le ultime dichiarazioni di Eli Ishai , il vice di Obama , durante la sua visita, ha dichiarato, furibondo, ( vedi il post di alcuni giorni fa) che siamo un pericolo anche per loro, per i loro soldati in Iraq.
Io penso che siamo sopratutto un gran pericolo per noi stessi. E alla fine per il mondo. I colloqui con i Palestinesi ,che dovevano iniziare, sono falliti ancora prima di partire.
Tra un pò saranno loro che si rifiuteranno di negoziare con noi.
E aspetteranno , con calma , di diventare la maggioranza..

mercoledì 10 marzo 2010

chi è????

mi è arrivato da due fonti diverse: ecco l'indovinello:
Durante la sua carriera si macchiò più volte di delitti che, al cospetto di un popolo onesto e libero, gli avrebbe meritato, se non la morte, la vergogna, la condanna e la privazione di ogni autorità di governo (ma un popolo onesto e libero non avrebbe mai posto al governo uno come lui...). Fra tali delitti ricordiamo la soppressione della libertà, della giustizia, dei diritti costituzionali del popolo...
Delitti che furono o tollerati, o addirittura favoriti e applauditi. Ora, un popolo che tollera i delitti del suo capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi delitti. Perché il popolo tollerò favorì e applaudì questi delitti? Una parte per viltà, una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché lui era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel miglior dei casi come dei fessi (parola nazionale assai pregiata dagli italiani). Si rendeva conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti? Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosìffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo tornaconto. Lui,uomo mediocre, grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo italiano contemporaneo.

Presso un popolo onesto e libero, sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un modesto seguito e l’autore non troppo brillante di articoli verbosi sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio provinciale, un po’ ridicolo a causa delle sue maniere e atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido, in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.
In Italia, fu il Capo. Perché è difficile trovare un migliore e più completo esempio di Italiano.

Debole in fondo, ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio. Corruttore. Presuntuoso: Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale. Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità, se fa della beneficenza è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita.
...
Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le disprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla mimica dei sentimenti , anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare.

Gli si confà la letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo Puccini). Della poesia non gli importa nulla, ma si commuove a quella mediocre (Ada Negri) e bramerebbe forte che un poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo.

Non capisce nulla di arte, ma, alla guisa di certa gente del popolo, e incolta, ne subisce un poco il mito, e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti , i sinceri, gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando.

Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com’è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s’immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare.

Elsa Morante su Benito Mussolini, 1° maggio 1945
Pagina pubblicata su Paragone Letteratura, n. 456, n.s., n.7, febbraio 1988, poi in Opere (Meridiani), Milano 1988, vol. I, pp. L-LII; e anche in Alfonso Berardinelli, Autoritratto italiano, Donzelli, 1998, pp. 29-31.

Ajami

Scandar Copti, co-regista del film Ajami nominato per l'Oscar ha dichiarato a Los Angeles che non sente di rappresentare Israele" non posso rappresentare un paese che non mi rappresenta" ha detto, con un ragionamento che non fa una grinza.
.La destra israeliana è immediatamemte esplosa e il Ministro della Cultura Limor Livnat lo ha avoccusato di ingratitudine , visto che il film è stato finanziato anche
dallo Stato.
Copti non fa parte di alcun movimento islamico e non è nato e vissuto in un villaggio in Galilea .È di Yaffo , praticamente Tel Aviv , ha 35 anni , ha studiato in Israele , è un palestinese israeliano , non ha nulla di diverso da qualsiasi ragazzo ebreo israeliano , e ciò malgrado non si sente totalmente integrato.
In un'intervista al giornale Haaretz, Abir Kopty, 34 anni, un altro giovane e colto israeliano palestinese parla, numeri e fatti alla mano, della della sua sensazione .del suo sentirsi parte di uno Stato che lo discrimina nel lavoro , nelle condizioni di vita..
E poi aggiunge : " molti anni fa abbiamo deciso di legare il nostro destino a quello dello Stato di Israele , vogliamo essere uguali e contemporaneamente differenti , e vogliamo che capiate che questo Stato è stato creato sulle rovine del nostro popolo.
Joe Biden ( il vice di Obama) è qui ma neanche si sogna di parlare con noi .
Nessuno ci ascolta , nessuno ci vede, siamo trasparenti"

Quanto a me,conosco palestinesi israeliani, ho amici palestinesi israeliani. E sono certa che la famosa bomba iraniana fa la stessa paura a loro e a noi ..
.

martedì 9 marzo 2010

... only in America.....

Il duello sulla beatificazione di Pio XII vede protagonisti a New York un ebreo e un cattolico, a parti invertite. L'ebreo è Gary Krupp, titolare di una fondazione di Long Island che da quando venne dichiarato "cavaliere" da Giovanni Paolo II ha dedicato tempo, fatica e risorse per raccogliere prove sul "salvataggio di 860 mila ebrei da parte di Pio XII durante la Seconda Guerra Mondiale". Il cattolico invece è il prete John Pawlikowski, fra i fondatori del Museo dell'Olocausto a Washington, che dedica tempo, fatica e risorse a convincere il Vaticano a "non associarsi alla assai dubbia competenza di Krupp sull'argomento". Solo in America. Maurizio Molinari,
giornalista

Follia

In Italia fa freddo e qui fa caldo, giro in sandali e senza maniche.
Ieri siamo arrivati a 35 gradi. Oggi ha rinfrescato e mi sta venendo il raffreddore.
Ho ancora il pacco dei giornali del fine settimana da scorrere con calma : ci sono storie di stupri in una scuola, riflessioni sull'Iran e la bomba , di nuovo Dubay, le file per il nuovo negozio Ikea , uno dei più grandi al mondo, che ha aperto a Rishon Le Zion ..

E oggi c'è in visita a Gerusalemme il vice di Obama.
Bibi ( nome perfetto per un Primo Ministro) e lui hanno parlato di pace e di congelamento delle colonie e si son fatti grandi dichiarazioni d'amore.
Mentre stavano mangiando la frutta della cena ufficiale , Eli Ishai , il Ministro degli interni di Shas ( partito religioso sefardita di destra) ha annunciato l'inizio della costruzione di 1500 appartamenti a Gerusalemme est , altro che congelamento.
Bibi pare non ne sapesse niente... i palestinesi sono furiosi e anche gli americani .
I colloqui di pace stanno andando male prima ancora di iniziare... e il Paese tutto sembra voler parlare tanto di pace , senza in realtà volerla veramente.
Follia .
Eppure sarebbe il Paese più bello del mondo.

e voi cosa avreste fatto?

I CARABINIERI ANTINAZISTI, STORIA D’ONORE E DEPORTAZIONI

di Tobia Zevi



Gli ebrei di Roma non potranno mai dimenticare il 16 ottobre 1943. In questa giornata, che Giacomo Debenedetti ha scolpito in un meraviglioso racconto, 1022 di loro furono rastrellati per le vie del Ghetto e di tutta la capitale, e tra questi solamente quindici sarebbero sopravvissuti ai campi di sterminio. A questa tragedia il cinema italiano ha dedicato pagine memorabili e la Comunità di Sant’Egidio una marcia annuale attraverso le vie della città. Molti testimoni continuano narrare gli avvenimenti.

C’è però un’altra storia, per certi versi complementare, che merita di essere raccontata. Si tratta della deportazione dei carabinieri romani nei campi nazisti, ricostruita con grande cura da Anna Maria Casavola, ricercatrice del Museo della Liberazione di via Tasso, nel volume «7 ottobre 1943» (Studium, pp. 320, euro 16). Dopo l’armistizio i carabinieri si trovarono in una condizione particolare: essi erano parte di un corpo combattente di un esercito nemico della Germania, ma avevano anche la responsabilità della pubblica sicurezza al servizio delle truppe occupanti. Dopo aspri combattimenti alla Magliana fin dalla sera dell’Otto settembre, Roma fu completamente in mani tedesche tre giorni più tardi. Ed è a questo punto che i carabinieri cominciarono a svolgere piccole azioni di resistenza, allo scopo di proteggere la popolazione romana.

I militari sabotarono armi che sarebbero finite ai nazisti e avvertirono molti romani che stavano per essere arrestati. Kappler, comandante delle SS di Roma e dominus della città, non si fidava di loro, e per questa ragione ritenne di far cominciare la deportazione dei cittadini romani proprio da loro. Prima i carabinieri, poi gli ebrei. I rastrellamenti sarebbero dovuti iniziare il 25 settembre, mentre poi passò qualche giorno a causa dei cinquanta chili d’oro che i nazisti chiesero alla Comunità ebraica come diversivo.

Il 6 ottobre arrivò a Roma il generale Graziani, Ministro della Difesa della Repubblica sociale italiana, per aiutare i tedeschi nelle operazioni. Questi diede immediatamente ordine a Casimiro Delfini, capo dei carabinieri di Roma, di disarmare tutti i suoi uomini in città e di convocarli nelle caserme. Molti, resisi conto della situazione, non si presentarono. Il 7 ottobre tra i 2000 e i 2500 militari vennero caricati fino alle stazioni di Trastevere e Ostiense e da qui deportati al nord. I soldati semplici furono messi ai lavori forzati per il Reich in Austria, mentre gli ufficiali in campi appositamente destinati in Polonia. In tutta Italia furono 5000 i carabinieri catturati negli stessi giorni, e tra questi 613 morirono per la fame, gli stenti, le sevizie, la prigionia.

La maggior parte dei carabinieri italiani – come tutti i militari – rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale e di asservirsi all’occupante straniero, pagando spesso questa scelta con la vita.

Perché può essere utile recuperare questa vicenda nel 2010? Innanzitutto per tributare il giusto onore a uomini che furono leali e straordinariamente coraggiosi, e che alleviarono le sofferenze della gente. Inoltre perché, a dieci anni dall’istituzione della Giornata della Memoria, ci si chiede come rendere questo momento di riflessione qualcosa di vivo, evitando che si trasformi in un rituale stanco e uguale a sé stesso. E da questo punto di vista vanno sempre ricercati nuovi angoli, altre prospettive e pagine di memoria ignote.

Infine perché, mentre diminuiscono i testimoni oculari, lo sforzo principale va rivolto ai giovani, più distanti da questa storia anche emotivamente. Per loro occorre puntare sulla responsabilità: come mi sarei comportato se fossi stato un poliziotto, un maestro, un funzionario pubblico, o un vicino, un collega, un compagno di banco di una persona perseguitata? Un personaggio qualunque di quella zona grigia che fa la storia? Sarei stato coraggioso? Avrei rischiato solamente per il mio senso di giustizia? E oggi, di fronte alle tante tragedie che accadono nel mondo, sto facendo qualcosa? È per rispondere con sincerità a queste domande che occorre raccontare la vicenda gloriosa dei carabinieri romani, deportati nei lager nazisti.

giovedì 4 marzo 2010

articolo che mi sembra molto interessante

è uscito in Italia sull'Unità.
in Israele sarebbe di interesse a pochissimi.
Eppure Sari Nusseibeh ha ragione.

Per una nazione senza Stato, la difesa della propria identità e dei luoghi che l’incarnano acquista una duplice valenza: politica e simbolica. Non si tiri in ballo il fondamentalismo islamico per spiegare le proteste che si stanno propagando da Hebron a Gerusalemme. Alla base vi è un misto di rabbia e dignità di coloro che si aggrappano al passato per difendere il loro futuro». Ad affermarlo è una colomba palestinese: Sari Nusseibeh, rettore dell’Università Al Quds di Gerusalemme Est, considerato, a ragione, il più autorevole intellettuale palestinese.
Professor Nusseibeh, nel suo libro “C’era una volta un Paese. Una vita in Palestina” (Il Saggiatore, 2009), lei chiede: «Al cuore del conflitto israelo-palestinese non c’è forse proprio l’incapacità di immaginare la vita dell’”altro”»?
«Credo fortemente in questo assunto. E mi ritrovo molto in una riflessione che i più grandi scrittori israeliani consegnarono ad un appello all’opinione pubblica e ai governanti d’Israele: c’era scritto che per Israele sarebbe stato meno doloroso cedere delle terre che riconoscere che la creazione del loro Stato nasceva da una ferita inferta al popolo palestinese. È profondamente vero. Per questo considero la colonizzazione culturale non meno grave dell’espropriazione di terre. La pace è innanzitutto riconoscere l’esistenza dell’altro, della sua storia, della sua identità. Riconoscere quanto fosse sbagliata l’affermazione che la «Palestina è una terra senza popolo per un popolo senza terra». Questo, naturalmente, vale anche per noi palestinesi verso Israele. Nel libro riflettevo sul fatto che io ero cresciuto a non più di 30 metri dal luogo in cui Amos Oz aveva trascorso l’infanzia. Quando pensavo all’assenza di arabi nelle esperienze giovanili di Oz, ero costretto a riflettere anche sul modo in cui ero stato cresciuto. Cosa sapevano i miei genitori del suo mondo? Sapevano dei campi di sterminio? Le due parti, ciascuna immersa nella propria tragedia, non erano indifferenti, se non addirittura ostili, alle esperienze dell’altro»? Queste domande a quali conclusioni l’hanno portato?
«A insistere sull’importanza del dialogo dal basso, capace di coinvolgere le università, le scuole, insegnanti e studenti palestinesi e israeliani. La conoscenza dell’”altro” è il miglior antidoto contro il “virus” della demonizzazione».
Questo virus è rintracciabile nella decisione del governo di Benyamin Netanyahu di includere fra i luoghi del patrimonio storico ebraico da tutelare anche due santuari che si trovano in Cisgiordania (la Tomba di Rachele di Betlemme e la Tomba dei Patriarchi di Hebron) considerati Luoghi santi anche per l’Islam?
«Direi proprio di sì. Ed è un virus che nulla ha a che vedere con ragioni di sicurezza, e molto, invece, con una visione messianica che la destra nazionalista israeliana ha d’Israele. Una visione totalizzante che non ammette che un altro popolo rivendichi in Palestina diritti inalienabili, che sono propri di una nazione in cerca di Stato. Una nazione che non rinuncia alla sua storia».
La Tomba dei Patriarchi; la Tomba di Rachele; il Muro del pianto; la Spianata delle Moschee... Cos’è la religione nella tormentata Terrasanta?
«Da entrambi i lati del Muro, la religione è strumento di politica: ma che sia l’Isacco della Torah o l’Ismaele del Corano, Dio impedisce a Abramo di sacrificare suo figlio. È questo il comandamento più vero, quello più disatteso...».
Cosa la spaventa di più dei fondamentalismi che scuotano la sua terra? «È l’assolutizzazione del loro pensiero; l’assenza nel loro vocabolario, etico e politico, di parole come dialogo, compromesso, rispetto. È la bramosia di possesso assoluto. È concepire chi dissente come un traditore».
Nel suo libro “Contro il fanatismo”, Amos Oz fa l’elogio della parola compromesso come “sinonimo di vita”. E afferma che il contrario di compromesso “è fanatismo, morte”. «Condivido, con un’aggiunta:se la pace è un incontro a metà strada, oggi è Israele a dover compiere il tratto maggiore. Perché è il più forte a doversi liberare di un’illusione».
Quale, professor Nusseibeh?
«Quella di poter imboccare una scorciatoia militare – intesa non solo come pratica ma anche come cultura militarista – per risolvere d’imperio la questione palestinese. E lo dice uno che si è battuto a viso aperto contro la deriva armata della seconda Intifada. Fare i conti con la storia significa anche riconoscere da parte israeliana che la ragione principale del sangue versato in questi anni è nell’occupazione dei Territori. Perciò ai miei amici israeliani ripeto sempre che una pace giusta con noi palestinesi non è una gentile concessione che ci fanno ma il più serio investimento che possano fare sul loro futuro».
C’è ancora spazio per una pace fondata su due Stati? «Questo spazio si riduce man mano che si riduce lo spazio territoriale su cui l’ipotetico Stato di Palestina dovrebbe sorgere. In fondo, il disegno perseguito da Netanyahu è lo stesso di molti suoi predecessori: trascinare il negoziato alle calende greche e nel frattempo svuotarlo di ogni significato concreto. Come? Trasformando gli insediamenti in vere e proprie città. E poi dire: come posso cancellarle? Alla fine vorrebbero che i palestinesi si accontentassero di uno Stato-francobollo. E se dovessimo rifiutare, ecco pronta l’accusa: vedete, sono incontentabili».
A proposito di compromessi: tra i nodi da sciogliere c’è quello del diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi... «Israele riconosca che questo è un problema politico e non “umanitario”. Risarcisca innanzitutto la loro storia, ammetta che c’è un fondamento alla Nakba (Catastrofe, così i palestinesi ricordano l’inizio della cacciata dai loro villaggi il 15 maggio 1948, ndr) invece di cancellarla dai libri di scuola degli studenti arabi israeliani. È questa la premessa per trovare un compromesso».

Ritorno a Tel Aviv

Ed eccomi di ritorno a casa. Dopo una giornata forsennata in giro per Milano e per ultimo anche l'incontro con il mio amatissimo amico Lama ed alcuni amici , ho preso l'aereo e alle 4 di mattino ero a casa.
Mi stupisce sempre il cambiamento così rapido: in tre ore , tre ore e mezzo massimo, sei in un altro mondo, altro clima, altra gente, altra lingua. Persino l'aria è diversa. E il cibo , e le abitudini.
A Virgoletta mi svegliavo nel silenzio, a Tel Aviv nel chiasso dei lavori al palazzo che stanno costruendo dietro a noi.
Ma i letti si assomigliano , anche se questa mattina mi son svegliata senza sapere dov'ero.
Il giornale Yediot Aharonot che ho letto in aereo parlava dell'ultimo scandalo sul Ministro degli Esteri Liberman , un'altra brutta, la sua ennesima ,storia di corruzione .
Poi hanno dato le ultime notizie , credo che l'El Al sia l'una compagnia aerea al mondo che mandi in onda le notizie degli ultimi tre giorni.
Siamo un popolo assetato di notizie. Sempre in attesa della prossima catastrofe. Mi stupisce sempre, in Italia, vedere così pochi notiziari.
In aereo mi è venuto un gran mal di schiena , e mi è passato appena entrata a casa .
L'ho trovata polverosa , come sempre quando sto via per un pò , con pacchi di posta da leggere , avanzi di caffè in cucina e Avraham che dormiva profondamente .
A volte quando torno un pò mi sembra di essere a Padova per via di alcuni mobili antichi che erano una volta lì , dei quadri , delle cose che sono finite qui e sono così rare da vedere in questo nostro paese, che non ha quasi un passato, e a me invece fanno tanto "casa".
Strano. A Virgoletta , nella casa che ha un 700 anni di vita, ho tutto nuovo , e tanto Ikea.
Qui , nella casa di Tel Aviv costruita negli anni quaranta, ho il mio passato. Mi sembra giusto così.
Fortuna che a Avraham va bene tutto.

martedì 2 marzo 2010

ultime notizie da Gerusalemme

La polizia israeliana ha rafforzato la sua presenza sulla Spianata delle moschee, a Gerusalemme, mentre il governo palestinese, terrà la sua riunione a Hebron. Luoghi che nei giorni scorsi, sono stati al centro di scontri tra palestinesi e polizia israeliana e che oggi sono il teatro della nuova tensione tra israeliani a palestinesi seguita all’annuncio del governo di Benjamin Netanyahu di voler includere la Tomba dei patriarchi e quella di Rachele ( una a Betlemme l’altra a Hebron, in Cisgiordania) tra i luoghi santi israeliani. La mossa è stata vista dai palestinesi come una ulteriore prova della volontà israeliana di andare avanti con la realizzazione di insediamenti nei territori occupati. Cosa succedera’ ai colloqui di pace?

lia e gaia, le mie nipoti più piccole, nate il 26 febbraio

Picasa Web Album - naama - 22-24 months

lunedì 1 marzo 2010

tutto chiuso, non si parte

Ieri sera mi hanno telefonato dal Centro Peres per dirmi che non riescono a fare uscire dall’aeroporto di Tel Aviv , dal Ben Gurion , i palestinesi, i produttori di olio d’oliva palestinese che insieme a quelli israeliani avrebbero dovuto arrivare qui in Lunigiana a lavorare insieme per imparare a fare un olio migliore da poi esportare insieme come olio della pace. Avevano difficoltà a uscire anche dal ponte Allenby , dalla Giordania.
Volevo ospitarli io, qui da me, a casa mia, un mio vecchio sogno. Avevo già contattato le aziende agricole , i pulmini, tutto. Pazienza, si farà in un altro momento. Ho rimandato tutto senza batter ciglio. Anche a questo ,ormai, sono abituata.