martedì 4 maggio 2010

ritorno a casa , Tel Aviv.

Dal discorso di Josè Saramago al conferimento del Premio Nobel:
"l'uomo più saggio che ho conosciuto in tutta la mia vita non sapeva nè leggere nè scrivere. Alle quattro di mattina (...) si alzava dal suo giaciglio e andava nel campo a pascolare la mezza dozzina di scrofe la cui fertilità nutriva sia lui che sua moglie. Vivevano di quella scarsità, i miei nonni materni...
Da : "Tra scrittura e libertà" i discorsi dei Premi Nobel per la Letteratura , a cura di Daniela Padoan, Ed San Raffaele.


Cerco sempre di fare una tappa a Milano, prima di rientrare a Tel Aviv.
Ieri pioveva , sembrava di essere a Novembre , faceva persino abbastanza freddo.
In treno , non c'era una persona seduta al suo posto . Il mio, naturalmente , era occupato , e mi son dovuta spostare altrove , e così ha fatto il mio vicino di destra e quello di sinistra , e quello dietro di me e davanti a me. Alla fine , eravamo tutti seduti, ma dopo infinite , interminabili , idiote e inutili discussioni. In viaggio ho letto un libro di ricerche ed esperienze di vita vissuta , pubblicato dall'associazione "Manfredo Giuliani" in Lunigiana: "Quaderni della Memoria" , a cura di Gian Luigi Maffei, Germano Cavalli e Riccardo Boggi .
Il libro è bellissimo, commovente, poetico, a volte persino struggente. In un centinaio di pagine racconta di vite di un altro secolo, vite di fame , povertà e tanto tanto lavoro. Sono tratteggiate con poche , scarne parole , a volte solo con un cenno. uno sguardo, un' immagine. Storie di guerra , di tragedie raccontate "en passant" , di fatica accettata come normale, di tanti lutti e di poche lacrime.
Ci sono momenti , in quelle storie, che ti sembra di riconoscere la "mano" del grande scrittore , anche se sai che l'autore , in realtà, è solo un vecchietto dimenticato da tutti in un ospizio per anziani o una vedova novantenne . Tutta gente che ha "fatto "la quinta elementare.a volte solo la quarta, o la terza ....
Scelgo, a caso, una frase , é Maura che parla, 97 anni.. " Avevo due fratelli e due sorelle , io ero la più piccola.. Avevo 13 anni quando morì il mio babbo. Mio nonno aveva tanta terra e tante bestie...." . tre frasi , e ti sembra già di vederla bambina, la Maura, a lavorare col nonno , o la descrizione che ci fa un' altra protagonista , la Bianca, 84 anni, dell'amore.
"L'affetto c'era. Ci si affeziona anche a una bestia, ci siamo sempre voluti bene..." due frasi, una vita.
Mi son tanto goduta quel libro che parla con pudore e una sorta di tranquilla accettazione , di un altro secolo , di un altro mondo ,mentre intorno a me cinesi, indiani, africani e italiani rispondevano o chiamavano al cellulare senza mai guardarsi in faccia, ognuno chiuso nel suo angolo di vuoto, col telefonino come arma di protezione.

Più tardi ,all'aeroporto , ho giocato a capire chi erano , invece, gli israeliani.
Alla fine ci siamo riconosciuti a vicenda accanto al gate: due vecchi signori di origine argentina che parlavano spagnolo, una squadra di calcio, una famiglia di giovanissimi coloni con sette figli dai 12 anni a sei mesi ( come li ho riconosciuti? dal modo di vestirsi, dai riccioli appena accennati , "le peot" ,ai lati del viso dei maschi, dal modo di annodare il fazzoletto che copre la testa della madre) ,una mia amica d'infanzia di Padova, parecchi russi che chiacchieravano in russo, e palestinesi israeliani che parlavano in arabo (la più giovane anche lei col capo coperto, ma in modo diverso dalla colona).
In aereo la seconda lingua è sparita e tutti sono tornati all'ebraico, una lingua in cui non esiste il "lei" e anche al Presidente del Consiglio si dà del tu.
E anche questa è Israele. Come sono salita in aereo ho ripreso , con naturalezza , la mia identità israeliana . E ogni volta è per me un miracolo.

Nessun commento:

Posta un commento