venerdì 7 maggio 2010

sabato

Ogni volta che mi trovo a spiegare cos'è un "datì" ebreo, che letteralmente si potrebbe tradurre "ebreo religioso " o "ebreo ortodosso" mi trovo in difficoltà.
Metto comunque fin dall'inizio le cose in chiaro : io sono laica.
È mio marito, il compagno di ormai 41 anni della mia vita che è "datì" .
"datì" ma non colono -tra i coloni la gran parte sono "datiim " che è il plurale di "datì"- ma non tutti i datiim (plurale di datì) sono coloni, anzi noi abitiamo nel pieno centro della città più godereccia e laica d'Israele , Tel Aviv .
" Datì" ma non ultrareligioso ( si dice "haredì") che studia in una "yeshivà " ( che sarebbe una specie di scuola rabbinica) , mette al mondo dieci figli e non lavora, lasciando il compito alla moglie. Mio marito lavora, fa l'avvocato , e pover'uomo , si occupa persino di diritto di famiglia.
Essere ebreo osservante, dal suo punto di vista , vuol dire mangiare solo "casher" , quindi niente maiale, niente carne se non macellata in un certo modo, niente molluschi, niente carne e formaggio insieme. E poi osservare il sabato, e dal tramonto di venerdì al tramonto di sabato non rispondere al telefono, non guardare la tivù , non accendere la radio o la luce, niente andare in macchina...
Sembra strano? Un pò lo è , nel 2010 . Ma alla fine il sabato passato così , in una csa che non ha più il rumore di sfondo abituale, a leggere , camminare, chiacchierare , è incredibilmente riposante , e ti dà la vera sensazione del giorno di festa .
Alla fine mi ci sono abituata. A volte ne farei volentieri a meno , ma tutto sommato , mi piace.
Ma appena giro l'angolo e sono in giro per il mondo da sola , tanti saluti al sabato.

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