martedì 18 ottobre 2011

il ritorno di gilad shalit ( un mio articolo da vanity fair online )

http://www.vanityfair.it/news/mondo/2011/10/18/manuela-dviri-gilad-shalit-forza
Questa mattina le mie nipotine, due gemelle di tre anni, erano tutte eccitate. «Oggi», dicevano, «Gilad Shalit torna a casa». Ho chiesto loro chi fosse, questo Gilad Shalit, e mi hanno risposto: «All'asilo ci hanno spiegato che delle persone cattive lo hanno strappato ai suoi genitori ma che finalmente torna a casa». Tutti gli israeliani, che abbiano tre o cento anni, si sono messi stamane davanti alla televisione o alla radio, a seguire le immagini di questo giovane caporale. Improvvisamente, Gilad Shalit è diventato parte delle nostre famiglie. Tutto Israele ha chiesto che venisse liberato.

Le prime immagini che abbiamo visto sono quelle di un ragazzo molto pallido e molto magro, quasi abbagliato dalla luce, avvolto in una divisa paramilitare. Due persone lo sostengono, come se non riuscisse a reggersi in piedi da solo. Una giornalista egiziana lo intervista, quasi fosse un interrogatorio. Lui risponde in ebraico e le sue risposte sono immediatamente tradotte in arabo. Tra una risposta e l'altra respira a fondo, come se fosse vittima di un'enorme tempesta emotiva interna. Gli chiedono quali sono i suoi piani per il futuro. «Sogno il momento in cui rivedrò i miei genitori». «Ho temuto di non tornare mai». «Spero che questo scambio sia un passo avanti per la pace», risponde. E sorride. Sono i primi sorrisi da quando è stato rilasciato. Ora sembra meno fragile. Gli chiedono se vuole aggiungere qualcosa, ma lui è finalmente un uomo libero: non vuole più rispondere, si alza e se ne va. Il commentatore israeliano dice che per un ragazzo che è stato per cinque anni tagliato fuori dal mondo non sembra così perso come si temeva. Alla televisione un ex prigioniero delle carceri siriane spiega il modo di muoversi di Gilad. Si muove come se fosse seduto su una sedia a dondolo, e questo è tipico di chi è stato a lungo in carcere e si trova in una situazione emotiva difficile.


Shalit ha da fare: deve tornare in Israele. Lo attendono le visite dei medici e poi il primo ministro. Solo allora, finalmente, potrà riabbracciare i suoi genitori. Ma questo incontro rimarrà segreto. Tutti noi credevamo di conoscerlo, dopo aver visto la sua immagine stampata ovunque, ma ci sbagliavamo. È molto più forte di quanto ci aspettassimo. Credevamo di veder tornare a casa un ragazzino distrutto. E invece il ragazzino è tornato a casa giovane uomo, coerente, lungi dall'essere distrutto dopo ben cinque anni e mezzo di isolamento.

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